Giovanni Idili
Valerio Pisano è un artista che ha fatto della sua produzione artistica il mezzo espressivo per comunicare sensazioni ed emozioni scaturite dalla sua personale visione del mondo.
Un'arte tesa più all'introspezione e all'affermazione di se stesso che non veicolo di piacere per il pubblico. L'opera di pisano nasce infatti dal suo rapporto con le cose, dalle emozioni che vive, dall'ispirazione che trova nella natura.
Un'ispirazione momentanea, quasi accidentale, inaspettata ma costantemente presente.
Nascono così alcune delle sue composizioni.
Quadri, disegni, oggetti di design che maturano nella mente dell'artista componendosi gradualmente attraverso una elaborazione formale lunga anche anni.
Pisano è sicuro che quello che vede, sente, tocca, prima o poi lo porterà a elaborare una forma, un disegno, una immagine; ma non è mai sicuro ne del come ne del quando. Tempo e spazio sono per la sua arte concetti relativi.
Una produzione fatta di sensazioni. Sensazioni capaci di ispirare con modalità che nemmeno l'artista conosce.
Una elaborazione dei concetti che dopo vent'anni porta a creare una lampada, oggetto di Luce, Colore e Meraviglia.
Una sensazione che aggrega simbolicamente, il vecchio pezzo di legno con i pezzi di vetro raccolti pazientemente e senza un apparente motivo nelle spiagge dell'Ogliastra. Quello tra i due materiali è un incontro casuale. Soggetti inanimati che hanno perso la loro primaria utilità per assumere nel desiderio dell'artista una nuova forma e una nuova funzione.
Altre volte il tempo e lo spazio si annullano.
Da una conversazione, una notizia, una immagine, un colore, si generano prorompenti e vividi i quadri a olio. Rose giganti colte al loro sbocciare in campiture uniformi dai colori accesissimi.
L'artista infatti predilige i rossi, i blu, i gialli, gli arancioni, la cui potenza non è mai mitigata da contrasti, chiaroscuri o ombre. E' la parte della produzione più viva, ispirazione istantanea di sensazioni interiori. Esplosioni di colore irrinunciabili. L'artista trova in questa sua produzione il piacere della espressività. Una volontà che non cerca attenuazioni o sconti nei desideri della committenza. Non è consentita alcuna apertura al gusto altrui, solo l'ispirazione e il piacere personale lo accontentano.
Questo non significa che vi sia una manifesta rinuncia alla vita condivisa, oppure che l'arte di Pisano non sia in grado di aprirsi verso l'esterno, solo che questa apertura non è mai capace di mitigare un repertorio artistico che non ha lo scopo di piacere a tutti e a tutti i costi.
Nei collage, dove migliaia di facce si incontrano, il gusto espressivo diventa denuncia, gioco e rilettura della realtà.
La composizione che a prima vista può sembrare semplice, se guardata con attenzione si trasforma, diventando semmai l'opposto. Niente è più ciò che un tempo era. I volti vengono smembrati, tagliati e ricomposti. Essi diventano così la testimonianza di un messaggio che trascende la forma per raccontare una verità più alta. Tutti i passaggi concorrono a creare un nuovo messaggio o a denunciare fatti di malcostume e ignoranza.
Tale appare ad esempio la figura della volpe con pelliccia umana. La denuncia è chiara; chiaro il simbolismo che vuole accusare un mondo troppo convinto che l'antropizzazione sia il mezzo efficace per il controllo, a proprio piacere, di tutte le creature.
Così la volpe, l'emblema stesso dell'astuzia, perde le sue qualità per diventare un inconsapevole strumento di bellezza. Una bellezza a tutti i costi. La caccia, la morte provocata solo per poter esibire un macabro trofeo. Ecco allora dall'opera scaturire la denuncia. Il mondo visto dalla parte della vittima, il carnefice sacrificato alla bellezza, un ribaltamento di ruoli che sicuramente induce a riflettere.
Meno programmati ma altrettanto vivi sono i disegni prodotti con la biro. Questo strumento, così commerciale e apparentemente così lontano dal mondo dell'arte, diventa, nelle prodigiose mani del Pisano, un inimitabile dispositivo al servizio della espressività artistica.
L'amore per la penna biro nasce sui banchi di scuola. L'inseparabile compagno che accomuna tutti gli studenti, muta il suo ruolo permettendo all'artista di raccontare, disegnandolo, il proprio universo. Un mondo che prima è a colori e che diverrà via via bicromo, raccontato in chiaroscuro.
Per capire a pieno il suo lavoro bisogna conoscere le prime composizioni. Opere, che con un termine spesso abusato, potremo definire "produzione giovanile". Cioè prodotti spesso ignorati dagli stessi artisti che critici e collezionisti tendono a "rispolverare" e trasformare con "con il senno di poi".
Non così accade al nostro, il quale custodisce gelosamente elaborati che egli consapevolmente considera parte imprescindibile della sua vasta produzione.
Quello che ci sorprende in queste composizioni è la dimensione materiale. Un impegno imponente affrontato con infinita pazienza e meticolosità. Forse un po' grossolano nella costruzione ma certamente precursore diretto di un prodotto che si farà raffinato e circoscritto. Qualunque sia il valore di queste opere, possiamo affermare con sicurezza che già nelle prime produzioni sono presenti quei germi che l'esperienza e la maturità renderanno chiari e definiti.
La penna quattro colori, che così tanto affascina i giovani studenti per le sue potenzialità cromatiche, permette a Pisano di creare disegni elaborati e complessi, dove si nota la predominanza di temi espressi in modo ripetitivo e quasi ossessivo. Volti, labirinti, percorsi, raccontano di una ricerca non ancora precisa e definita. Una ricerca che è sentimento, ma soprattutto voglia di raccontare e raccontarsi. Un percorso difficile da comprendere che è certamente testimonianza di una coscienza lucida, attenta ma intimamente travagliata. L'autore racconta che le emozioni fanno la parte del padrone nella sua opera, che mutamenti d'animo e situazioni contingenti lo ispirano a volte sconvolgendo, quasi inaspettatamente, la sua opera. Da qui un profondo mutare di stili e modelli.
La produzione giovanile, dove forse la forza espressiva non è supportata dalla tecnica artistica, muta nella opere più mature. In esse alla descrizione ossessiva, si sostituisce il tentativo, ampiamente riuscito, di raccontare una propria realtà. Una realtà differente.
Nasce così una delle produzioni più esaltanti: "Alias".
Qui l'ispirazione momentanea viene letta alla luce del proprio gusto personale. Un gusto che è innanzitutto aspirazione continua al bello. Una bellezza che certamente è soggettiva, ma che presenta in se tutti i canoni della ricerca formale.
In netto contrasto con la sua produzione precedente, la sinuosità delle forme e la costante presenza della simmetria danno alle composizioni una pienezza di significato altrove impensabile. E' una produzione che muta continuamente a seconda dell'occhio che la guarda. Lo stesso autore si meraviglia ritrovando nelle sue composizioni pensieri e raffigurazioni che lui stesso ignorava. Dal chiaroscuro, perfette sono le ombreggiature, vengono fuori splendidi insetti, farfalle magnifiche che lo spettatore può immaginare come insetti variopinti, istantanee in bianco e nero di una natura colta nella sua più alta magnificenza.
Ma a guardarla bene "Alias" è anche inconscio tentativo di un racconto parallelo. Un nuovo e alternativo percorso fatto di figure femminili colte nella bellezza della loro feconda nudità. Immagini forse non pensate, ma non per questo ignorabili. La penna, che descrive forme così sinuose, è attenta a cogliere ogni aspetto della simmetria spintasi a disegnare esseri all'interno di altri esseri, vita dentro vita come una sorta di generazione che scaturisce nascosta fino al compimento e alla gestazione.
A dare maggiore forza alla serie la scelta dei nomi dati alle opere e la loro presentazione. E' come se l'autore fosse anche entomologo, viaggiatore appassionato, scopritore di nuove forme. E' come se in questo semplice modo avesse voluto rendere ancora più viva e straordinaria la sua scoperta. Nascono così nomi come "Pipionaglia disapsula" o "Coccipeira campanulata" frutto non casuale di una visione retrospettiva dell'opera appena conclusa.
Ma se da un lato la natura è raccontata come perfezione assoluta, dall'altro ben presto scaturisce l'opposto. Così assistiamo in alcune creazioni allo scontro, forse non portato pienamente a compimento, tra una metà simmetrica e una totalmente asimmetrica. La forza dell'idea non raggiunge però un impatto così vivido come ci si sarebbe dovuto aspettare. Ma forse è un bene.
La ricerca infatti non si esaurisce.
La incapacità a descrivere pienamente gli opposti genera una nuova serie "Inizio sequenza". Qui alla ricerca dello stile si sostituisce la lettura della forma.
E' un processo al contrario quello che compie l'artista. L'ispirazione non determina la nascita del soggetto, ma è dalla forma, colta in tutta la sua bellezza, che scaturisce il soggetto del disegno. E' evidente che il piacere per le linee sinuose condiziona l'artista, ma non sempre il tratto iniziale risponde al desiderio. E' un continuo procedere, fermarsi, indietreggiare. Aiutato anche dalla tecnica, la penna non ammette errori o ripensamenti, Pisano, inizia qualcosa, la scruta attentamente, la cancella, la ripete. Al termine del lavoro, una volta che il segno è divenuto sicuro e definito, è facile trovare nel disegno la ispirazione involontaria e primaria. E' la genesi di un qualcosa intimamente voluto ma fino alla fine sconosciuto.
Al termine del processo il disegno prende vita. Non la banalità delle espressioni, ma il tentativo di raccontare un processo che non è solo biologico, la mera assunzione e trasformazione del cibo in energia e rifiuto, ma il novero di tutte le sensazioni che circondano l'uomo, quelle positive che l'individuo accoglie ed elabora trasformandole e quelle negative che alla fine egli cerca di espellere.
Un processo in continuo divenire destinato nel tempo a diventare qualcos'altro.
Questa trasformazione l'artista l'ha raccontata pienamente.
Nasce così una serie di disegni che si trasforma continuamente. Una trasformazione lenta ed inesorabile che condurrà la ricerca da un punto ad altro. Una ricerca infinita destinata a sorprendere prima l'autore e poi lo spettatore che alla sua opera vorrà accostarsi.