L’arte come scialuppa di salvataggio

di Fabiana Carta

 

Il bisogno di impugnare una penna per disegnare nasce da bambino, nei libri scolastici della terza elementare. Per lasciare delle tracce, schizzi frutto della fantasia e figli di attimi di libertà. Un modo per assentarsi da quel momento, dalla lezione, dalla classe. Valerio Pisano, classe 1968, artista autodidatta di Lanusei, inizia da qui il suo racconto. Conserva tutto con cura e precisione quasi maniacale, mi mostra i vecchi libri di scuola devastati - come dice lui - dai disegni, <Fogli su fogli, prove, fino ad arrivare agli ultimi lavori. Sfogliando un testo scolastico noto il disegno di una caffettiera, un elemento utilizzato nel progetto Orione del 2005/2006. <>.

  

  foto di Pietro Basoccu

  

Una mente che si lascia ispirare oggi come ieri da oggetti di uso quotidiano, con la stessa leggerezza di chi sorvola il mondo senza farsi inghiottire. Valerio Pisano è così, lo capisci subito. Siamo nella stessa stanza, seduti allo stesso tavolo, ma lui viaggia su un altro binario, quello della fantasia, dell’ironia, del non prendersi troppo sul serio. E’ lì ma è anche altrove.

Questo aspetto lo aveva certamente notato anche la sua maestra, ai tempi. <>. Ognuno ha la sua strada da percorrere, no? A scuola puoi sentirti dire che quello che fai non va bene, nell’arte non esiste giusto o sbagliato, si può sperimentare, nella massima libertà.

Arte come via di fuga, soprattutto se fai l’agente penitenziario. Un lavoro che gli ha cambiato la vita, ma che gli permette di dedicarsi alla sua passione artistica, a quello che gli piace. <<>.

Prima di incontrarlo, osservando i suoi lavori, mi sono fatta un’idea personale della sua arte, trovando punti di contatti con il Dadaismo, corrente che ripudiava ogni logica, amava il nonsense, la provocazione. Mi sembrava di trovare una vicinanza con il concetto, provocatorio, secondo il quale qualsiasi cosa, anche l’oggetto più normale, se firmato da un artista, potesse essere definito “opera d’arte”. Così l’orinatoio può diventare “una fontana”, dunque un’opera d’arte (Dechump), così la penna Bic di Pisano, secondo il mio flusso di pensieri. Arte come puro atto, provocazioni appunto, che servivano a dissacrare non solo l’arte in sé ma tutto quello a cui la società annetteva valore. Valerio mi spiega che in realtà non si è ispirato a nessuna corrente storica in particolare, quelle provocazioni troppo concettuali non lo emozionano, <>. Ma allora, per esempio, “San Sebastiano” trafitto dalle penne bic anziché dalle frecce, o papa Giovanni Paolo II con la bic rossa incastrata nell’orecchio, come possiamo definirli se non provocazioni? Mi risponde subito seriamente: <>.

Arrivo così alla domanda delle domande: un’opera d’arte deve essere spiegata? <>. Un disegno di soli tappi blu, ad esempio, può significare sì un semplice mucchio di tappi, ma da qualche altra parte ci saranno tante penne che hanno la possibilità di esprimersi, perché i tappi le proteggono ma impediscono anche di scrivere. Stupiti?

 

 

Le prime mostre, nel suo paese natale, arrivano negli anni ’90, <>, esponendo negli anni in vari paesi della Sardegna e dello Stivale, come Venezia, Bologna, Roma, Pesaro (dove è stato premiato con la Medaglia d’Onore di Rappresentanza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano); fino a Valencia nel 2014, la mostra “Tracce”. <>. Valerio si potrebbe definire difficilmente imbrigliabile, inventando un neologismo. Non lo acchiappi, sfugge, la sua mente saltella nutrendosi di particolari che le persone comunemente distratte non noterebbero neanche sotto sforzo.

 

 

E’ curioso. <Io voglio vedere>>.

Marisa, la sua compagna, col sorriso mi dice che anche durante i loro primi incontri capitava che, nel corso della chiacchierata, lui sentisse il bisogno di fermarsi un attimo per prendere un appunto. <>.

Come un lampo arrivava l’ispirazione.  E allora, per inserirci in un dibattito che dura da secoli, qual è lo scopo dell’arte? <>.

Oggi, senza mettere da parte la ricerca di perfezione artigianale nella riproduzione della penna Bic in tutte le sue forme o la creazione di oggetti di design, sta mettendo in atto un progetto che si chiama “Is barras”, che prende ispirazione proprio dal suo lavoro dentro il carcere. “Buoncammino” visto dagli occhi di una agente.

Ascoltando e osservando Valerio Pisano mi è venuta in mente la bellissima frase di Italo Calvino: “Prendete la vita con leggerezza, che leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall'alto, non avere macigni sul cuore”.

 

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